Con l’aumento dello smart working e del lavoro flessibile, sempre più professionisti si ritrovano a lavorare da casa. Ma è tutto rose e fiori come sembra? Se da un lato si può contare su una maggiore flessibilità, dall’altro bisogna anche rispettare le pause dei lavoratori e il loro diritto a staccare dal lavoro.
È qui che entra in gioco il diritto alla disconnessione. Questo concetto si è sviluppato come risultato dei progressi nelle tecnologie di comunicazione e del loro impatto sulla vita quotidiana delle persone. L’uso diffuso di smartphone e altri dispositivi digitali fa ritenere che qualsiasi dipendente sia “a portata di mano” sul posto di lavoro, in quanto raggiungibile in qualsiasi momento. Ma l’aspettativa che i lavoratori siano disponibili in qualsiasi momento è ora considerata potenzialmente pericolosa per la salute dei lavoratori.
Vediamo cos’è il diritto alla disconnessione e come garantirlo in azienda.
Cos’è il diritto alla disconnessione?
Il diritto alla disconnessione consente ai dipendenti di disconnettersi dal lavoro al di fuori del normale orario di lavoro. Con l’aumento dei dipendenti che lavorano da casa su dispositivi forniti dall’azienda per cui lavorano, molti hanno difficoltà a staccare la spina e si ritrovano spesso a lavorare fuori orario. Il diritto alla disconnessione è quindi un sistema che ha come obiettivo quello di arginare questo problema.
Questo diritto sancisce che ogni dipendente può staccare la spina al di fuori del normale orario di lavoro e godersi il proprio tempo libero lontano dal lavoro senza essere disturbato, a meno che non vi sia un’emergenza o un accordo di reperibilità.
Come assicurare il diritto alla disconnessione in azienda?
Per comprendere appieno come rispettare nella pratica il diritto alla disconnessione, possiamo prendere in considerazione l’esempio irlandese: l’Irlanda è stata la prima ad introdurre un Codice di condotta che le aziende devono osservare scrupolosamente.
I tre diritti fondamentali sanciti dal Codice sono:
- il diritto di un dipendente a non dover svolgere abitualmente lavoro al di fuori del normale orario di lavoro;
- il diritto a non essere sanzionato per il rifiuto di occuparsi di questioni lavorative al di fuori del normale orario di lavoro;
- il dovere di rispettare il diritto di un’altra persona a disconnettersi (ad esempio, non inviando e-mail o chiamando regolarmente al di fuori del normale orario di lavoro).
Sebbene sia sempre buona norma non aspettarsi che i dipendenti lavorino fuori orario e quindi evitare di contattarli dopo aver staccato, il diritto alla disconnessione fa un ulteriore passo avanti. Non solo vieta questo comportamento all’azienda, ma dà anche ai dipendenti il diritto di spegnere i propri dispositivi di comunicazione e inviare e-mail automatizzate quando non sono disponibili. In questo modo, se un dipendente viene contattato fuori orario, ha il diritto di rispondere solo quando torna al lavoro.
Perché favorire il diritto alla disconnessione?
Sebbene a prima vista possa sembrare vantaggioso per un’azienda contattare i dipendenti anche al di fuori dell’orario di lavoro, in realtà può risultare molto dannoso dal punto di vista della produttività. Il lavoratore che non riesce a riposarsi adeguatamente dopo una giornata di lavoro, e continua a portare lo stress del lavoro anche fuori orario, può diventare esaurito, meno produttivo e scoraggiato dal proprio ruolo.
Il diritto alla disconnessione ha l’obiettivo di contrastare questo fenomeno, incoraggiando i dipendenti a disconnettersi quando non lavorano. Non solo può aiutare a promuovere un maggiore benessere del personale, ma può anche essere un modo efficace per l’azienda di dimostrare che si prende cura dei propri dipendenti, qualcosa che può aiutare a trattenere il personale e attrarre nuovi dipendenti.
Poiché sempre più aziende esplorano i modi in cui il personale può continuare a lavorare da casa su base più permanente, il diritto alla disconnessione potrebbe rivelarsi molto allettante per molte persone in cerca di un nuovo lavoro.