Dopo la guerra, molte furono le scoperte dettate da esigenze di rivalutazione di tutto ciò che tornava ad essere normale, quotidiano, civile: non a caso, gli anni ’50 vedono l’invenzione di resine, fra cui la melammina-formaldeide, commercialmente nota come Formica, e di fibre sintetiche, come il poliestere o il nylon, che vivono un periodo di enorme successo, essendo in pratica l’alternativa moderna a quelle naturali.
Ma questi stessi anni sono soprattutto segnati da una grande scoperta, alla quale è seguita un’inarrestabile ascesa di consumo ed economica. Stiamo parlando del Polietilene, che, sfruttando il suo più elevato punto di fusione, permette applicazioni sino a quel momento impensabili, e, soprattutto, della scoperta di Giulio Natta nel 1954 del Polipropilene isotattico, realizzato grazie agli studi sui catalizzatori di polimerizzazione dell’etilene. Insieme al “collega” tedesco Karl Ziegler, ottiene, nel 1963, il Premio Nobel per la Chimica proprio grazie a questa invenzione, innovativa e particolarmente versatile che, negli anni successivi, avrebbe continuamente aumentato il suo successo nel settore industriale.
Il Polipropilene inizia la sua produzione industriale nel 1957 col marchio “Moplen”, dall’industria italiana Montecatini (successivamente Montedison), entrando nelle case di tutto il mondo, diventando un insostituibile strumento della vita quotidiana, identificato nella storia nazionale come uno dei prodotti rappresentativi del cosiddetto boom economico.
Gli anni ’60 vedono il definitivo affermarsi del Polipropilene, come uno degli insostituibili strumenti della vita quotidiana e addirittura come innovazione, o nuova frontiera, persino nel campo della moda, del design e dell’arte. Irrompendo nel quotidiano, dalle cucine alle automobili, ha permesso a masse di persone, sempre più vaste, di poter accedere a consumi che, prima della sua scoperta, erano riservati a pochi privilegiati.
La produzione di plastica pp (acronimo che lo identifica, usato in maniera diffusa) ha anche semplificato un’infinità di gesti quotidiani, basti pensare a quanti oggetti abbiamo in casa in questo materiale, colorati, pratici, di poco costo e grande resa, rivoluzionando abitudini consolidate da tempo, e contribuendo a creare uno stile di vita moderno e, sicuramente, molto più omogeneo.
Il Polipropilene deve il suo successo al fatto che sia un materiale molto versatile, può essere tranquillamente riciclato, esistono infatti diverse aziende specializzate nel riciclo e produzione di granulati plastici. Si tratta di un materiale plastico che trova largo impiego per un’infinità di applicazioni e prodotti: dai contenitori alimentari, largamente utilizzati nell’industria per supermercati e non solo, ai vasetti per lo yogurt, dai bicchierini di plastica per tutti i distributori di bevande ai tappi delle bottigliette, e ancora speciali tappi per fori in plastica e utensili e accessori di cucina come lo scolapasta o lo spremiagrumi.
Ma non solo: oggi il PP viene usato anche come base per materiale di imballaggio, per la produzione di sacchi, corde, spaghi e persino per alcune parti interne delle automobili, come i cruscotti o gli scomparti delle portiere.
La vera evoluzione, poi, è il suo impiego come tessuto: essendo un polimero termoplastico, la sua elevata flessibilità si dimostra anche in questo ambito, con caratteristiche che gli consentono di pesare quasi il 30% in meno rispetto alla lana e al poliestere, e di avere il peso specifico più basso fra le fibre tessili, trovando, anche in questo caso, applicazioni in un’ampia gamma dell’industria. La trasformazione del PP in trama avviene facendo passare il polimero fuso attraverso piccolissimi fori. Le realizzazioni spaziano dai tappetini a tappezzeria e coperte fino all’abbigliamento intimo e soprattutto tenico-sportivo, grazie al fatto che questa fibra crea una barriera in grado di mantenere costante la temperatura corporea anche in condizioni climatiche estreme.